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L’Università di Bologna, fondata nel 1088, è una delle università più antiche e prestigiose del mondo. Si trova a Bologna, in Italia, ed è conosciuta per la sua lunga tradizione accademica e per il contributo significativo all’educazione e alla cultura.

L’università offre una vasta gamma di corsi di laurea, sia triennali che magistrali, in vari settori come le scienze umane, le scienze sociali, le scienze naturali, l’ingegneria, la medicina e le arti. È anche nota per la sua ricerca, con numerosi istituti e centri di eccellenza.

L’Università di Bologna è famosa per il suo impegno nel promuovere la mobilità studentesca e la cooperazione internazionale, ed è parte di vari consorzi europei e di scambio accademico.

Inoltre, il suo approccio all’insegnamento e alla ricerca è caratterizzato da una forte attenzione all’innovazione e all’interdisciplinarità. Bologna è anche un centro culturale vivace, con una ricca offerta di eventi, conferenze e attività studentesche.

Se hai domande specifiche sull’Università di Bologna, come corsi, programmi o storia, sentiti libero di chiedere!

Considerata la più antica università propriamente detta del mondo, la fondazione dello Studium tradizionalmente viene fatta risalire al 1088. La data fu stabilita nel 1888 da una commissione presieduta da Giosuè Carducci. Sebbene convenzionale, la data scelta da Carducci non pare essere distante dalla realtà storica, dato che si hanno notizie della città felsinea come importante centro di studi nella prima metà del XII secolo: già nel 1118 è attestato per Bologna l’appellativo di docta.

La fioritura degli studi di diritto a Bologna si colloca tra la seconda metà dell’XI secolo e l’inizio del XII secolo e va rapportata all’ambiente giuridico formatosi alla corte di Matilde di Canossa. La contessa infatti aspirava a unificare gli eterogenei domini canossiani tramite lo strumento del diritto, determinando uno sviluppo delle attività giurisdizionali nei tribunali tosco-emiliani. La curia di funzionari itineranti e giurisperiti (astantes, causidici, iudices, legis doctores) al servizio di Matilde poteva contare su una nutrita schiera di giuristi bolognesi, evidenza di una tradizione cittadina consolidata.

Tra i partecipanti ai placiti canossiani troviamo due figure tradizionalmente associate alla nascita dello Studium: Pepo e Irnerio. Il primo è attestato più volte tra il 1072 e il 1079, tra cui al famoso Placito di Marturi, che contiene la prima citazione del Digesto dal 603. Il secondo è presente in quattro occasioni nel 1103 e nel 1113 assieme ad altri “causidici” bolognesi, e farà carriera fino a diventare iudex per l’imperatore Enrico V. La prevalenza degli esperti felsinei va attribuita alla forza della nuova scienza romanistica che avevano iniziato a studiare, dato che Bologna non fu mai sotto il dominio canossiano e i contenziosi non riguardavano la città.

Anche le prime menzioni sulle origini dello Studium da parte dei suoi professori medievali riguardano i due protomaestri Pepo e Irnerio. Il giurista Odofredo Denari a metà del Duecento, nelle sue glosse al Digesto, dice che i Libri legales furono trasferiti da Roma a Ravenna e di qui a Bologna, applicando un meccanismo di translatio imperii. A Bologna i libri legales vengono insegnati nella locale scuola di arti liberali (di cui però non ci sono arrivate tracce), prima da Pepo e poi da Irnerio.

Il ruolo di Pepo però è screditato da Odofredo, che definisce il suo magistero “di nessuna fama” (nullius nominis fuit), condizionando così l’opinione dei posteri. Il secondo invece viene ricordato come “lume del diritto” (lucerna iuris) dalla “grandissima rinomanza”, trasmettendo così l’immagine di Irnerio come fondatore dell’Università.

Una diversa interpretazione della figura di Pepo ci è giunta invece dal maestro inglese Rodolfo il Nero, il quale nei suoi Moralia regum, scritti attorno al 1180, narra di uno specifico episodio, attribuendogli la rinascita dello studio del diritto romano: ad un’assise giudiziaria presieduta dallo stesso imperatore Enrico IV (il cosiddetto placito lombardo), Pepo si sarebbe schierato esplicitamente contro l’opinione degli altri giudici che volevano seguire il diritto consuetudinario longobardo, riuscendo infine a far applicare le constitutiones imperatorum.

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